Della grande necessità di attenzionare il cosiddetto “Progetto ET” la Cisl ne è così cosciente da avere elevato l’iniziativa odierna a livello regionale.
Il mondo della ricerca italiana punta ad aggiudicarsi il privilegio di ospitare un gigantesco rilevatore sotterraneo di terza generazione per lo studio delle onde gravitazionali cui è stato dato il nome di Einstein Telescope, strumento ad altissima sensibilità che contribuirà in modo decisivo a migliorare la nostra conoscenza dell’universo e dei processi fisici che lo governano.
Per questa grande infrastruttura gli scienziati hanno individuato un sito con caratteristiche tecniche straordinariamente favorevoli, quello di Sos Enattos, e grazie alla costruzione del laboratorio sotterraneo Sar-Grav, che ospita l’esperimento Archimedes (e qui ne approfitto per salutare il prof. Enrico Calloni,che ne è ideatore e responsabile, e che abbiamo oggi come gradito ospite), finanziato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, lo sta dimostrando con una dettagliata caratterizzazione del territorio.
Oggi a questo ascolto dell’Universo si provvede già con due rilevatori situati negli Stati Uniti, con uno in Germania e un altro, Virgo, vicino a Pisa, ma quello che si vuole costruire nei pressi della vecchia miniera metallifera ormai dismessa di Lula consentirà di ascoltare un volume dell’universo 1000 volte superiore grazie alla sua altissima sensibilità. Ecco perché sarà necessario collocarlo ad una profondità di circa 200 metri, in una zona dove domina il silenzio e dove è possibile scavare grandi caverne poco soggette alla presenza di acqua sotterranea. Ed ecco perché la zona in cui ci troviamo, classificata come uno dei luoghi più silenziosi della terra anche per l’assenza pressoché totale di attività sismica, la ridotta presenza di attività umana, e per il fatto che vi sia presente un complesso minerario gestito dall’IGEA (società in house della Regione) rappresenta il luogo ideale per l’allocazione dell’osservatorio che arriverebbe ad essere un po’ l’equivalente del CERN di Ginevra.
L’Italia ha ufficializzato nel 2020 la proposta di realizzare in Sardegna l’ET e si è potuto farlo grazie al coinvolgimento dei principali enti nazionali nel campo della ricerca, quali l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Istituto nazionale di astrofisica e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Anche la regione Sardegna così come le Università di Sassari e di Cagliari hanno espresso la loro forte motivazione all’installazione di questa innovativa infrastruttura di ricerca e stanno esercitando il loro impegno fattivo.
Ma attualmente i siti candidati a ospitarlo sono due: uno è quello di cui parliamo oggi, l’altro si trova posizionato al confine tra Germania, Belgio e Olanda, nella regione denominata Limburgo, in relazione al quale sono stati già stanziati ingenti finanziamenti da parte del governo olandese e vi è un grande impegno per sostenerla. La candidatura del sito in Sardegna è oggetto di un protocollo d’intesa siglato nel febbraio 2018 dal Ministero dell’istruzione e ricerca, dalla regione Sardegna, dall’Istituto nazionale di fisica nucleare e dall’Università di Sassari , finanziato con circa 17 milioni di euro. Gli studi per la caratterizzazione e la candidatura del sito sono stati poi finanziati con un ulteriore milione di euro mediante un progetto che coinvolge le Università di Sassari, di Napoli Federico II, l’Istituto nazionale di fisica nucleare e il Gran Sasso Science Institute, che ospita una scuola di fama mondiale sulle onde gravitazionali.
Anche il nostro è considerato dalla comunità scientifica europea un progetto strategico sostenuto da diversi paesi tra cui ovviamente l’Italia.
La Sardegna ospita, inoltre, nel Comune di San Basilio, in provincia di Cagliari, uno tra i più grandi e avanzati radiotelescopi europei, la cui presenza non solo sta portando la nostra regione a giocare un ruolo di primo piano nella ricerca astrofisica e spaziale, ma mostra la capacità del territorio di ospitare una grande infrastruttura di ricerca. In questo quadro il finanziamento da parte della regione di 1 milione alla rete GARR, che già collega in fibra il Sardinia radiotelescope, rappresenta il primo passo per portare connettività al laboratorio SarGrav. L’obiettivo è fornire una connessione ad alta velocità tra la Sardegna e la comunità scientifica internazionale e fare in modo che i dati raccolti da ET possano viaggiare in tempo reale verso i più importanti centri di calcolo internazionali.
A sostegno della candidatura dell’Italia risulta essere anche l’esperienza quarantennale nello studio delle onde gravitazionali sviluppata all’interno dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, la scuola italiana che ha le sue radici in Edoardo Amaldi, allievo di Enrico Fermi, uno dei padri fondatori del CERN, di cui è stato il primo direttore generale.
La decisione finale dovrebbe essere presa entro settembre 2024 e i risultati delle misure attualmente in corso costituiranno uno degli elementi di valutazione per la scelta finale tra i due siti candidati.
Il successo di questa candidatura italiana e quindi la realizzazione di una tale infrastruttura trasformerebbe la Sardegna in una delle capitali mondiali dell’astronomia con importanti benefici non solo sul piano scientifico, ma anche offrendo un’importante opportunità di rinascita, tenuto conto del fatto che il solo investimento iniziale ammonta a oltre 6 miliardi di euro produttivo di una crescita del prodotto interno lordo pari a 2,263 miliardi, con una indiscutibile ricaduta occupazionale che al momento risulta stimata, tra effetti diretti è indotto, in oltre 36.000 unità nei nove anni indispensabili per la realizzazione dell’impianto.
Il progetto ET genererà un flusso di domanda di beni e servizi ad alto contenuto tecnologico con risvolti positivi nei processi di crescita di imprese in settori ad alta produttività, ma l’impatto economico riguarderà anche le aziende dell’edilizia, degli ambiti sicurezza e manutenzione, trasporti, rivendita al dettaglio e all’ingrosso, ospitalità e ristorazione. Ospiterà un target di forza lavoro altamente qualificato, soprattutto ricercatori che lavoreranno nel laboratorio e vedrà attiva nella zona una comunità scientifica internazionale che comprenderà personale stabile ma anche flussi regolari di ricercatori in visita. Darà inoltre impulso per creare le migliori condizioni possibili in termini infrastrutturali potenziando strade, aeroporti, porti, connessioni in fibra. Si stima un volume d’affari di 70 milioni l’anno e coinvolgerà principalmente aziende sarde.
Il governo italiano ha già dato pieno sostegno alla candidatura di Lula con una lettera dell’ex presidente Mario Draghi indirizzata al presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, e così ha fatto la Regione Sardegna, la quale si è impegnata a sostenere la realizzazione di un investimento di 350 milioni di euro, aggiuntivo rispetto allo stanziamento del Ministero per il sud e della coesione territoriale, il quale supporterà la realizzazione con le risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027.
Risulta pertanto necessario garantire un pressante e unitario impegno da parte di tutte le istituzioni statali e locali con l’intento di ottenere l’attribuzione del progetto all’Italia, con conseguente installazione dell’ET qui in agro di Lula. Perchè pur partendo avvantaggiati, se non saremo supportati adeguatamente potremmo non farcela.
Vi sono infatti alcuni elementi che difficilmente potrebbero essere apprezzati da chi valuta anche gli aspetti di contesto. Per esempio, per quanto incredibile possa sembrare, ancora oggi a sos Enattos non arriva la connessione internet veloce e i ricercatori sono costretti a utilizzare una SIM telefonica, più lenta e meno affidabile, così come anche il telefono si connette a tratti. A onor del vero và detto che da parte della Regione vi è stato già il finanziamento di 1 milione di euro e sta per essere realizzato il collegamento.
Che dire poi della strada che dalla 131 DCN porta alla miniera, dove devi esercitarti nello sport di schivare buche e avvallamenti dell’asfalto? In sostanza se la valutazione si baserà certamente principalmente sull’aspetto scientifico ma anche su quello finanziario e politico, è chiaro che bisognerà intervenire e curare particolarmente questi ultimi per affrontare la sfida a tutti i livelli.
Oltre un mese fa pressoché tutti i sindaci della provincia di Nuoro si sono riuniti per alzare gli scudi in difesa del progetto perché nel 2017 dalla società Siemens-Gamesa è stata presentata istanza per la procedura di valutazione di impatto ambientale per la realizzazione del progetto denominato parco eolico di Gomoretta, che prevede la realizzazione di un impianto di energia elettrica da fonte eolica costituito da 13 aerogeneratori che dovrebbero essere ubicati proprio nel territorio confinante dei comuni di Bitti, Orune e Onanì. L’energia elettrica prodotta da ciascuno di essi dovrebbe essere convogliata mediante un cavodotto interrato alla sottostazione elettrica di trasformazione ubicata nell’agro di Buddusò.
Nel 2020 la commissione nazionale di valutazione ambientale e tutte le altre commissioni coinvolte nella valutazione hanno espresso parere negativo.
Ebbene, nonostante i pareri negativi dei due ministeri interessati,, degli enti locali e dei soggetti privati coinvolti, il 10 ottobre 2022 nella sua ultima seduta il Consiglio dei Ministri del governo Draghi ha approvato definitivamente tre progetti di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili tra cui il parco eolico di Gomoretta.
Ma la realizzazione di questo parco, oltre a tutte le problematiche rilevate dagli enti competenti, è incompatibile con la realizzazione dell’Einstein Telescope, che rappresenta invece una enorme opportunità per tutta la Sardegna a partire dal territorio di Lula. Perché per operare al meglio delle sue potenzialità l’osservatorio ET dovrà essere protetto dalle vibrazioni del suolo di origine sia artificiale che naturale che possono infatti mascherare il debole segnale generato dal passaggio di un’onda gravitazionale. I parchi eolici possono sembrare silenziosi, ma non lo sono, perché Il movimento delle pale fa vibrare i piloni e questa vibrazione si trasmette al sottosuolo, soprattutto quello roccioso di Lula.
I sindaci del Nuorese si sono riuniti una prima volta a Lula il 15 ottobre scorso e poi a Nuoro il 31 dello stesso mese e hanno in quella sede rivolto un appello unanime al governo perché la realizzazione del parco venga bloccata impegnandosi a revocare, per la parte che riguarda il parco di eolico Gomoretta, la delibera di approvazione del giudizio positivo di compatibilità ambientale contenuta del DPCM del 12 ottobre 2022, e comunque impegnandosi a non autorizzare ogni ulteriore progetto che possa interferire con l’Einstein Telescope
Perché se la transizione ecologica e l’investimento strategico su impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili non sono più rinviabili, la loro installazione deve essere però programmata attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e in questo zona assolutamente ostacolata per non interferire negativamente sulle caratteristiche che più valorizzano il sito di Sos Enattos.
Non possiamo consentire che si bruci il vantaggio competitivo di cui al momento siamo detentori, e quindi tutti i sindaci della provincia chiedono la revoca delle autorizzazioni perché l’installazione delle gigantesche pale eoliche sarebbe in grado di impattare fortemente sulla caratteristica di silenziosità sin qui così altamente apprezzata.
Di due mozioni predisposte, una dalla minoranza e una dalla maggioranza, il 16 novembre ne è stata presentata una alla Camera per confermare e rispettare l’impegno al sostegno della candidatura dell’Italia quale sede per la realizzazione del progetto Einstein Telescope anche eventualmente annullando precedenti provvedimenti assunti che possano arrecare un danno alle attuali idonee condizioni del sito prescelto.
Nella stessa mozione si impegna il governo a patrocinare e diffondere attraverso ogni mezzo di comunicazione sia in Italia che in ambito internazionale una campagna di sensibilizzazione a sostegno della candidatura italiana.
Ecco, nell’ambito di questo dovere di sensibilizzazione noi crediamo di esserci oggi inseriti in maniera opportuna con questa iniziativa che vuole arricchire di conoscenza e rendere ancora più partecipi i suoi dirigenti.