“I dati diffusi dalla Banca d’Italia (incremento dell’economia sarda dello 0,7% nel primo semestre del 2025), come anche i dati nazionali sull’occupazione sono positivi, ma raccontano solo una parte della storia. Per capire davvero il mercato del lavoro di oggi, in particolare, non basta dire che va meglio o va peggio: dobbiamo guardare alle forze profonde che lo stanno trasformando”. E’ il commento del segretario generale della Cisl, Pier Luigi Ledda, che commenta i dati pubblicati nei giorni scorsi, con un focus particolare sugli occupati (ultima rilevazione ISTAT). “Si conferma un incremento in Sardegna di circa 6mila occupati su base annua e un tasso di occupazione salito al 57,7%, con una riduzione della disoccupazione all’8,3%. Sono segnali incoraggianti, che indicano una Sardegna in lento recupero, ma ancora con grandi squilibri interni tra aree urbane e zone interne, tra uomini e donne, tra giovani e over 50. Il mercato del lavoro sardo sta cambiando, ma senza politiche mirate rischia di crescere in modo diseguale.”
I dati sul mercato del lavoro per Ledda “vanno letti con prudenza: cresce soprattutto l’occupazione degli over 50, mentre i giovani qualificati faticano a entrare. In sanità, turismo, servizi, ICT e comparto artigiano ci sono posti vacanti che non si riescono a coprire”. La distanza tra la Sardegna e la media nazionale, inoltre, resta ancora ampia e riflette un ritardo strutturale: il tasso di occupazione sardo (57,7%) è di oltre 4 punti inferiore alla media italiana (61,9%), e addirittura di 10 rispetto al Nord; il tasso di disoccupazione, pur in netto miglioramento, è superiore di più di due punti rispetto alla media del Paese (8,3% contro 6,1%); il tasso di inattività resta tra i più alti d’Italia (quasi 37% contro il 33% nazionale); la quota di giovani NEET (19,6%) è ancora più alta della media nazionale (15,2%); i salari medi si mantengono più bassi di circa il 10–12% rispetto alla media nazionale.
“Il rischio – osserva Ledda – è che la Sardegna migliori in termini assoluti, ma non riduca il divario relativo con il resto del Paese. Senza una politica industriale e formativa mirata, rischiamo di crescere più lentamente e di lasciare indietro intere aree interne e generazioni di giovani qualificati.”
LE PRIORITÀ PER LA SARDEGNA
Per la CISL Sardegna è il momento di costruire un vero “Patto per lo Sviluppo, il Lavoro e la Formazione”, da collegare strettamente a quella che abbiamo definito Agenda Sardegna e alle modifiche di bilancio regionale. “Un patto – sottolinea il segretario della Cisl – non solo programmatico ma operativo, che unisca istituzioni, imprese, sindacati, università, enti di formazione e mondo della ricerca, per affrontare con strumenti concreti i tre grandi fattori di cambiamento – globalizzazione, transizione demografica e rivoluzione tecnologica”.
LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE TODDE
La Cisl Sardegna, con una lettera aperta alla Presidente della Regione, Alessandra Todde, chiede che si apra subito un confronto strutturato con le parti sociali “per condividere un percorso operativo sul Patto. La Sardegna ha bisogno di una visione comune e di una regia unitaria e per questo chiediamo alla Presidente di dare il segnale politico e istituzionale di un cambio di passo, con il coinvolgimento pieno delle forze sociali. È il momento di passare dalle parole agli strumenti e dalle strategie alle decisioni”.
La Sardegna è ai primi posti in Italia per spesa pro capite nel gioco on-line, con 1.663 euro per abitante, a fronte di una media nazionale di circa 1.350 euro. Allo stesso tempo, è tra le regioni con il maggior numero di famiglie composte da una sola persona: il 36% del totale, che supera il 40% nella fascia d’età oltre i 75 anni. È il quadro emerso nel corso della riunione del Consiglio generale di Anteas Sardegna, svoltasi oggi.
“Sono numeri che parlano di un disagio silenzioso, di una solitudine crescente e di un tessuto sociale che va ricucito con urgenza. Dietro questi dati – ha detto Pier Luigi Ledda, segretario generale della CISL Sardegna, intervenendo ai lavori – ci sono persone, anziani soli, giovani disorientati, famiglie in difficoltà. La risposta non può essere solo assistenziale, ma deve essere comunitaria: ricostruire relazioni, prossimità, fiducia. È questo il ruolo del Terzo Settore e della rete Anteas, una vera e propria infrastruttura sociale dell’Isola.”
Il presidente nazionale dell’associazione, Giuseppe Di Biase, presente ai lavori, ha richiamato il progetto “Mind the Gap”, promosso da Anteas nazionale e dedicato al tema del gioco on-line e delle nuove forme di dipendenza e isolamento sociale.
“Mind the Gap – ha ricordato Di Biase – ci invita a colmare i vuoti sociali, a riempire gli spazi di solitudine con relazioni autentiche, solidarietà e prossimità. È un impegno che riguarda tutti noi, soprattutto in una regione come la Sardegna, dove i fenomeni di fragilità e solitudine si intrecciano con le nuove povertà digitali.”
Tra le esperienze positive è stato citato anche il Premio di Poesia e Prosa “Bonfanti” in lingua sarda, promosso da Anteas, FNP e IAL CISL, che valorizza le scuole e la cultura locale.
“Un’iniziativa che unisce memoria e futuro – ha aggiunto Ledda – perché anche la cultura è solidarietà: rafforza le radici, crea legami e avvicina le generazioni.”
Il segretario generale ha poi richiamato le iniziative nazionali e regionali in corso, dalla Maratona per la Pace, che il 10 novembre farà tappa al Nuraghe Losa, alla raccolta di solidarietà della CISL per la Croce Rossa, fino al percorso “Agenda Sardegna”, “che mira a sostenere un percorso di ripartenza economico e sociale della Sardegna e a rafforzare la presenza della CISL nei luoghi di lavoro e nei territori.”
“Il compito del sindacato – ha concluso Ledda – è colmare i vuoti e tessere legami.
Il nostro modello di partecipazione parte dalle persone, dal lavoro, dalle comunità locali.
Non si combattono il disagio sociale, la solitudine o la dipendenza dal gioco se non rimettendo al centro la relazione umana, la solidarietà e la responsabilità collettiva.”
Oltre il 30% degli studenti sardi non raggiunge i livelli minimi di competenza in italiano e matematica, secondo i dati INVALSI; la dispersione scolastica resta stabile al 17,3%, il 19,6% dei giovani è NEET, cioè non studia e non lavora, e il numero di adulti con scarse qualifiche rimane tra i più elevati d’Italia”.
Così il segretario confederale della Cisl sarda, Mirko Idili, che interviene sulla riduzione delle autonomie scolastiche nell’Isola. “Questi dati – afferma – ci danno la fotografia di un sistema educativo che, nonostante l’impegno quotidiano di insegnanti, dirigenti e personale scolastico, continua a scontare le difficoltà strutturali, geografiche e sociali della nostra Isola”. Il segretario Cisl precisa che “la riduzione delle autonomie scolastiche prevista dal Ministero, comporterebbe per la Sardegna la perdita di nove istituzioni scolastiche autonome, portando il numero complessivo da 232 a 223. Si tratta – sottolinea Idili – di un ulteriore taglio che si aggiunge a quelli già subiti negli ultimi anni e che, se attuato senza correttivi, rischia di indebolire ancora di più la rete educativa e formativa regionale, con gravi conseguenze sulla qualità del servizio scolastico e sulla coesione delle nostre comunità, in quanto si contrappongono le piccole realtà dell’interno alle grandi aree metropolitane”. Proprio in questi giorni si è aperto, nelle province sarde il confronto tra istituzioni, enti locali e parti sociali per valutare la proposta contenuta nelle Linee guida regionali sulla programmazione della rete scolastica 2026/2027. “Come Cisl partecipiamo attivamente a questo percorso e chiediamo che ogni decisione sia il risultato di un confronto trasparente, serio e responsabile, capace di coniugare efficienza organizzativa e tutela del diritto allo studio, nell’ottica di un equilibrio reale tra territorio e qualitàdell’offerta formativa. Riteniamo – sostiene ancora Idili – che la riorganizzazione della rete scolastica non possa e non debba ridursi a una semplice questione numerica, ad un freddo taglio di autonomie scolastiche”. La Cisl chiede, quindi, che la Regione presenti anche per l’anno scolastico 2026/2027 “una richiesta di deroga, come già avvenuto lo scorso anno, così da salvaguardare le autonomie situate nei territori soggetti a forte spopolamento e declino demografico. Serve un vero Patto istituzionale che metta al centro le persone e i territori: le decisioni sulla rete scolastica devono nascere dal confronto tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti e le parti sociali. Solo così potremo costruire una scuola vicina ai cittadini, capace di garantire pari opportunità a tutti gli studenti sardi e di sostenere il diritto all’apprendimento come diritto di cittadinanza. Siamo convinti che la tutela del sistema scolastico passa anche dall’esercizio della specialità statutaria della nostra Regione che assegna alla Sardegna competenze primarie e concorrenti in materia di istruzione e formazione. L’articolo 5 dello Statuto speciale riconosce alla Regione la facoltà di adattare le leggi dello Stato alle proprie condizioni particolari, consentendo quindi di modellare le politiche educative in funzione delle esigenze del territorio e della popolazione. Questo principio – conclude il segretario – deve essere per noi una leva politica e giuridica per richiedere al Governo una applicazione flessibile del dimensionamento scolastico, coerente con la realtà sarda e con la nostra autonomia”.
Una Maratona per la Pace, con iniziative in tutta l’isola: anche la Cisl sarda aderisce alla campagna nazionale lanciata dalla segretaria confederale Daniela Fumarola, e promuove momenti pubblici di riflessione, preghiera e testimonianza civile, in collaborazione con comunità locali, istituzioni, associazioni e realtà religiose. La prima tappa domani, giovedì 30 ottobre, alle 10, a Sassari, con un seminario sulla comunicazione nonviolenta, nella sede del sindacato. “Sono otto tappe – spiega il segretario generale Pier Luigi Ledda – che compongono un cammino condiviso, che si concluderà lunedì 10 novembre, al Nuraghe Losa di Abbasanta, alle 15, con una grande manifestazione regionale. Parteciperanno delegazioni provenienti da tutta l’isola, rappresentanti delle istituzioni sarde, delle comunità religiose e della società civile. Dopo un corteo verso il Nuraghe e un girotondo simbolico attorno al monumento, segno di unità e fraternità, la manifestazione si concluderà con un momento di riflessione comune all’interno della struttura”.
LE TAPPE DI AVVICINAMENTO
Sassari apre il 30 ottobre, il 31 ottobre sarà la volta di Tortolì, con un momento di riflessione e preghiera per la pace nella Cattedrale Sant’Andrea (alle 17). A Sanluri, Oristano, Iglesias e in Gallura tappe diverse ma nello stesso giorno, il 5 novembre : nel centro del Medio Campidano, alle 15.30, piantumazione simbolica di un ulivo e lettura pubblica di testi per la pace; a Oristano, alle16,“Parco della Pace” ai Frati Cappuccini con messa a dimora di un ulivo e coinvolgimento di istituzioni e cittadini, mentre nella cittadina mineraria, alle 9.30; nella sede della Cisl territoriale, si terrà un incontro sui temi della pace e della coesione sociale, con la partecipazione della Pastorale del Lavoro; infine, la Cisl della Gallura organizza iniziative (piantumazione di ulivi e gesti simbolici di pace) nei principali centri, da Olbia a Tempio, La Maddalena, Palau e Arzachena e tanti altri Comuni. Il 7 novembre, a Cagliari, ci sarà una fiaccolata – “Uniti sotto la bandiera della pace” – alla scalinata della Basilica di Bonaria, con inizio alle 18.30. Il giorno seguente, sabato 8 novembre, iniziativa al Monte Ortobene, a Nuoro, con la marcia per la pace, dalle 10.
RACCOLTA DI FONDI PER LA CROCE ROSSA
“La Maratona per la Pace non è un’iniziativa isolata – sottolinea ancora il segretario Ledda -, è parte di un percorso nazionale che si sta svolgendo in tutta Italia e che culminerà con una grande Assemblea Nazionale a Roma il 15 novembre, per riaffermare che la pace non è mai un dono scontato ma una responsabilità condivisa. Vogliamo dare voce a una Sardegna che crede nella pace, nella convivenza e nella solidarietà. La pace si costruisce giorno per giorno, con gesti concreti, responsabilità e comunità unite”. E come gesto concreto anche la Sardegna sostiene la raccolta fondi nazionale a favore della Croce Rossa Italiana, destinata alle popolazioni vittime delle guerre.”
“La Cisl Sardegna accoglie positivamente l’approvazione in Consiglio regionale del DDL 130 sulla formazione professionale, ritenendolo un passo importante per l’adeguamento della normativa regionale ai principi nazionali ed europei e per garantire l’accesso alle risorse del PNRR”. Lo afferma il segretario confederale regionale Mirko Idili. “Come sindacato sottolineiamo l’importanza del provvedimento che affronta il tema dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e valorizza i patti per le competenze come strumento di raccordo tra formazione e mondo delle imprese. Ora, però, la priorità deve essere quella di tradurre il provvedimento in azioni concrete: serve un reale coinvolgimento delle parti sociali nella programmazione, un monitoraggio costante della qualità dei percorsi e un utilizzo efficace delle risorse, a partire dai 40 milioni già destinati al programma FILO Sardegna. Per la Cisl, la formazione deve diventare una leva strategica per lo sviluppo e non un semplice adempimento burocratico. La norma approvata – per Idili – va nella direzione giusta, occorre però l’impegno a una riforma organica di sistema, per questo chiediamo che la bozza della riforma complessiva del sistema formativo, attesa in Commissione entro fine settembre, sia oggetto di un confronto aperto e partecipato. Solo così sarà possibile costruire un vero patto sociale per le competenze, capace di sostenere le transizioni digitali, ambientali e produttive, creando lavoro di qualità e rafforzando la coesione sociale in Sardegna”.
La Sardegna è portatrice di una storia peculiare dentro la Repubblica italiana
ed è chiamata oggi a ridefinire il senso della propria autonomia speciale in un
quadro mutato. L’Italia rivede i suoi assetti istituzionali e l’Europa chiede
coesione e responsabilità di fronte alle sfide della transizione digitale,
ambientale e sociale. L’autonomia, conquistata con lungimiranza, non può
restare un principio scritto nello Statuto ma deve diventare strumento vivo,
capace di ridurre divari e garantire pari diritti.
Le elezioni per gli enti intermedi, le nuove Province e le Città metropolitane
offrono l’occasione per riflettere sul rapporto tra il capoluogo e il resto
dell’isola. Troppo spesso la Regione appare come un centro accentratore,
distante dalle esigenze dei territori e più vicina a logiche burocratiche che a
una reale capacità di programmazione. Ma la Sardegna non è solo Cagliari e
Sassari: è un insieme di territori diversi, di culture e di economie, di zone
interne e costiere, tutte con lo stesso diritto di voce e rappresentanza.
Province e Città metropolitane non devono essere viste come sovrastrutture
ma come strumenti per governare i servizi e coordinare le politiche pubbliche.
Dalla scuola alla viabilità, dal lavoro alla sanità, fino alla tutela ambientale,
questi livelli possono diventare luoghi di prossimità capaci di rispondere ai
bisogni delle comunità. Tuttavia non basta garantire la gestione quotidiana:
serve una programmazione che integri dimensione regionale e locale. La
Regione deve costruire con Province, Città metropolitane e Comuni una regia
condivisa delle priorità, così che le scelte strategiche nascano dall’ascolto e
dall’integrazione delle diverse realtà.
In questo percorso il ruolo delle parti sociali è decisivo. A partire da CGIL,
CISL e UIL, le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese devono essere
parte attiva della definizione delle politiche. Non c’è sviluppo senza lavoro e
senza chi lo rappresenta, così come non c’è crescita senza una rete di
partecipazione che tenga insieme istituzioni, imprese e comunità. La
pianificazione regionale non può rimanere astratta ma deve diventare
progetto collettivo radicato nei territori.
Accanto al tema dell’autonomia si colloca la grande questione dell’insularità.
Dopo anni di battaglie, il suo riconoscimento è entrato in Costituzione. Ma
senza atti concreti rischia di restare solo formale. Applicare davvero questo
principio significa garantire equità nei trasporti, nella sanità, nell’istruzione e
nei servizi, significa compensare i costi aggiuntivi che gravano su imprese e
cittadini e che alimentano disuguaglianze. È un passaggio decisivo per
rendere la Sardegna competitiva e per assicurare alle nuove generazioni le
stesse opportunità del resto del Paese.
Il nuovo patto di cui l’isola ha bisogno deve tradursi in scelte chiare:
infrastrutture moderne, lavoro stabile e di qualità, sostegno all’innovazione,
sanità territoriale più forte, valorizzazione dell’ambiente e della cultura,
investimenti nella formazione e nella ricerca. Tutto questo non può essere
affrontato in modo frammentario: serve una visione che unisca istituzioni e
forze sociali in una responsabilità comune.
La sfida è evidente: non basta rivendicare, occorre governare. Non basta
scrivere nelle Carte, occorre tradurre in risultati. Autonomia, insularità e
specialità non sono slogan, ma strumenti operativi di sviluppo e coesione.
Per questo serve un’azione complessiva che coinvolga istituzioni, parti
sociali, imprese e cittadini in un progetto unitario. È il tempo di un impegno
corale che superi divisioni e ritardi, perché il futuro dell’isola non può più
attendere. La CISL Sardegna farà la sua parte con determinazione e
responsabilità, convinta che l’autonomia acquisti senso solo se vissuta come
impegno comune che cammina insieme a equità, solidarietà e
partecipazione.