Le Confederazioni sarde hanno scritto oggi alla Regione con la richiesta attivazione della sospensione delle attività lavorative nelle ore più calde per prevenzione rischio stress termico e colpi di calore.
CGIL, CISL e UIL della Sardegna chiedono di agire e prevedere misure tempestive e strutturate per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori esposti a condizioni climatiche estreme, in particolare durante i periodi di forte calura estiva. Come già disciplinato con l’Ordinanza della Presidente della Regione n. 5 del 18 luglio 2024, che vietava lo svolgimento di attività lavorativa nei settori agricolo, florovivaistico, igiene ambientale e nei cantieri edili nelle ore più calde della giornata (dalle 12:30 alle 16:00), nei giorni in cui le mappe di rischio di Worklimate segnalano livelli di pericolo “ALTO”, si ritiene fondamentale rendere strutturale e preventiva tale misura anche per la stagione estiva in corso e per i settori a rischio.
Alla luce dell’incremento delle temperature e delle proiezioni meteo che segnalano già per i prossimi giorni picchi termici significativi in diverse aree della regione, CGIL CISL UIL della Sardegna chiedono l’attivazione immediata delle misure di sospensione delle attività lavorative in condizioni di esposizione prolungata al sole, nei settori già indicati e in tutti quelli ove il rischio per i lavoratori sia analogo, in coerenza con quanto già normato e con le indicazioni del sistema di allerta Worklimate sviluppato da INAIL e CNR.
Si evidenzia inoltre che altre Regioni in queste ore stanno adottando provvedimenti analoghi a quelli da noi proposti per l’Isola, a conferma della rilevanza nazionale della problematica e della necessità di un intervento coordinato e immediato a tutela della salute dei lavoratori.
E’ indispensabile l’adozione di un atto normativo urgente, simile all’ordinanza del 2024, che consenta alle imprese e agli enti preposti di intervenire tempestivamente per garantire la salute dei lavoratori, prevenendo infortuni gravi o eventi letali legati allo stress termico.
La Cisl Sardegna esprime “forte preoccupazione per la notizia del congelamento dei fondi destinati ai Comuni sardi, come riportato oggi dalla stampa. Il blocco del Fondo di solidarietà comunale e del Fondo di sviluppo e coesione, con il conseguente stop agli stanziamenti per opere pubbliche, servizi essenziali e manutenzioni, rappresenta un colpo durissimo per l’intera collettività”. Lo afferma il segretario generale del sindacato in Sardegna, Pier Luigi Ledda. “In gioco ci sono oltre 3 miliardi di euro destinati a sanità territoriale, scuole, reti idriche, strade e manutenzione urbana. Si tratta – sottolinea il leader della Cisl – di risorse fondamentali per garantire non solo l’efficienza amministrativa, ma anche la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini della Sardegna. I sindaci sardi, già alle prese con bilanci fragili e con le sfide del post-pandemia, rischiano ora di dover sospendere servizi indispensabili come gli asili nido, la gestione del verde pubblico, l’assistenza sociale e i lavori infrastrutturali programmati da mesi”.
La Cisl denuncia “il rischio concreto che questa situazione porti a una paralisi amministrativa e a un forte impatto occupazionale, soprattutto per i lavoratori e le lavoratrici impiegati nei servizi comunali e nei cantieri. Senza un immediato sblocco delle risorse e una presa di responsabilità da parte del Governo centrale, l’autonomia e la sostenibilità dei nostri enti locali sono seriamente compromesse.” In chiusura l’appello del segretario alla Regione e a tutti i parlamentari sardi, “affinché si attivino con urgenza con il Governo per ottenere garanzie concrete sui tempi di sblocco dei fondi. È necessario un confronto istituzionale immediato per evitare che i Comuni siano lasciati soli davanti all’ennesima emergenza finanziaria. La Cisl continuerà a vigilare e a farsi portavoce delle istanze dei territori, dei lavoratori e delle comunità locali, perché lo sviluppo della Sardegna non può essere messo in stand-by da scelte tecniche o da ritardi burocratici”.
Tutela del lavoro, qualità dell’offerta, sostegno al commercio di vicinato e valorizzazione delle sinergie tra settori produttivi: sono i temi principali contenuti nel documento che la Cisl ha consegnato all’assessore regionale del Turismo e Commercio, Franco Cuccureddu, nel primo incontro sulla riforma normativa del settore, avviata oggi dall’assessorato. Rappresentato dal segretario di Cagliari, Giuseppe Atzori, il sindacato ha puntato sulla funzione economica, sociale e territoriale dei negozi di vicinato, “veri e propri presidi di comunità che mantengono vive le reti sociali, garantiscono servizi nei quartieri e nei piccoli comuni, contrastano la desertificazione urbana e l’impoverimento del territorio” Sul fronte della grande distribuzione,
Atzori ha sottolineato la necessità di “introdurre una regolamentazione più stringente per la sua espansione, che negli ultimi anni ha contribuito a squilibri territoriali e alla crisi del commercio locale. Occorrono criteri di compatibilità territoriale e ambientale per i nuovi insediamenti, strumenti di valutazione dell’impatto economico e sociale e una pianificazione coerente con i piani urbanistici e le reali esigenze delle comunità”.
Le proposte della Cisl riguardano, poi, il lavoro (“il commercio ha bisogno di stabilità occupazionale, formazione continua, valorizzazione delle competenze e applicazione dei contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni rappresentative”), l’integrazione tra settori (“si mettano in piedi circuiti di vendita diretta tra agricoltori, artigiani e commercianti, botteghe multifunzionali nei borghi e nei paesi interni, sinergie con il turismo nelle strategie di promozione territoriale, marchi regionali e piattaforme digitali per il Made in Sardegna”), la valorizzazione degli enti bilaterali; strumenti concreti di sostegno al lavoro e alle imprese. Altri punti da inserire nella riforma, il sostegno fiscale al commercio di vicinato, il supporto alle imprese sarde per l’utilizzo del commercio elettronico, un approccio strutturato e tempestivo per la gestione delle crisi. “La Cisl sarda – ha concluso Atzori – è pronta a collaborare con la Regione e con tutti gli attori coinvolti per costruire una riforma che rafforzi il commercio come motore di sviluppo, presidio sociale, generatore di lavoro di qualità e promotore dell’identità economica e culturale della Sardegna.
“La Sardegna continua a vivere una fase di profonda transizione economica e sociale. Il quadro tracciato dalla Banca d’Italia evidenzia una crescita economica limitata, forti squilibri territoriali e una pressione persistente su famiglie e lavoratori. In questo contesto, la CISL richiama con forza alla responsabilità collettiva per costruire una Sardegna più equa, giusta e sostenibile”. È il commento del segretario generale della Cisl sarda, Pier Luigi Ledda, al rapporto della Banca d’Italia su ‘L’economia della Sardegna’.
Il segretario Cisl analizza i vari temi trattati dal report, a partire da quello dell’energia: “La transizione energetica – sottolinea – è una sfida che la Sardegna non può affrontare da sola. Restiamo fortemente dipendenti da fonti fossili ad alto impatto ambientale, con costi energetici che penalizzano cittadini e imprese. Chiediamo un piano regionale che incentivi davvero le rinnovabili, garantisca l’accesso equo alle reti e protegga il lavoro nella riconversione industriale”. Per quanto riguarda l’occupazione e le competenze digitali, “cresce l’occupazione (+2,6%) – precisa Ledda -, ma i giovani restano ai margini e i contratti stabili sono ancora troppo pochi. È urgente rafforzare la formazione tecnica e digitale, investire sulle competenze per affrontare l’impatto crescente dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, che in Sardegna colpisce meno in termini di sostituzione ma apre sfide legate alla produttività e all’innovazione”. Sulla transizione digitale e il rischio di ritardo, secondo il leader della Cisl “serve uno sforzo straordinario per accelerare, potenziando le reti infrastrutturali, l’accesso a banda larga e la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Ma serve anche una strategia per formare i lavoratori, tutelare chi rischia l’esclusione e favorire l’adozione di tecnologie nelle PMI. Il digitale deve essere strumento di giustizia sociale e sviluppo inclusivo, non fattore di nuove diseguaglianze”. Il report analizza, poi, il divario di produttività nel settore privato: “la produttività del lavoro in Sardegna resta inferiore alla media nazionale, soprattutto nel settore privato. È un limite strutturale – afferma Ledda – che frena la competitività e il miglioramento dei salari. Serve un forte investimento in innovazione, infrastrutture digitali e logistiche, ma anche un clima istituzionale più efficiente e stabile, per attrarre investimenti di qualità e valorizzare le filiere produttive locali”.
C’è poi il tema caldo dei redditi delle famiglie: “nonostante l’inflazione in calo, le famiglie sarde continuano a vivere in sofferenza. I redditi crescono poco, le retribuzioni contrattuali sono inferiori alla media nazionale e i consumi restano stagnanti. Il potere d’acquisto recupera solo parzialmente. Serve un forte rilancio della contrattazione e una politica fiscale orientata alla redistribuzione”. Per la Cisl, “le misure di sostegno al reddito come l’Assegno di Inclusione (ADI) e il Reddito di Inclusione Sociale (REIS) regionale sono strumenti fondamentali per contrastare la povertà. Ma oggi non bastano: vanno semplificate, rese più accessibili e integrate con servizi per l’impiego, formazione e inclusione attiva. È necessario rafforzare il coordinamento tra Stato e Regione per evitare che chi è in difficoltà venga lasciato indietro”.
“La CISL Sardegna – conclude il segretario generale – propone un Patto regionale per lo sviluppo sostenibile e il lavoro di qualità, che metta insieme istituzioni, forze sociali e produttive per affrontare in modo organico le grandi sfide della nostra terra: la transizione ecologica e digitale, il rafforzamento dei servizi pubblici, la centralità del lavoro, la tutela dei redditi e la lotta alle diseguaglianze”.
“Accogliamo con favore l’annuncio della Regione sulla volontà di concludere il percorso sul DPCM energia, che rappresenta un passaggio fondamentale per la programmazione energetica della Sardegna. Tuttavia, rimangono molte ombre e forti incertezze su più fronti cruciali per il futuro industriale dell’Isola, ancor più dopo le ultime dichiarazioni dell’assessore Cani alla stampa”. Lo afferma il segretario generale della Cisl, Pier Luigi Ledda, intervenendo sulle principali vertenze industriali in Sardegna
Alla luce anche delle notizie confermate oggi dalla stampa, sulla proroga delle centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme almeno fino a giugno 2026, la CISL Sardegna rinnova il proprio “appello alla chiarezza e all’unità d’azione, esprimendo una preoccupazione forte per il futuro industriale dell’Isola, pur riconoscendo l’importanza di alcuni sviluppi positivi. La proroga delle centrali – sottolinea Ledda – evita un vuoto energetico insostenibile per l’Isola. È una decisione necessaria e condivisibile, ma è chiaro che non può essere un punto di arrivo. Ora servono certezze sui tempi della transizione, sul ruolo delle imprese locali e soprattutto sulle garanzie occupazionali”.
FIUME SANTO
La CISL ha accolto positivamente l’annuncio sulla prossima chiusura del DPCM energia, strumento essenziale per la pianificazione della transizione sarda. Tuttavia, resta il nodo del riconoscimento formale della centralità strategica di Fiume Santo, che – come confermato dal Ministero – non sarà inserita come “strategica” nel testo, nonostante il suo ruolo chiave nel garantire la stabilità del sistema elettrico regionale fino al pieno dispiegamento del Tyrrhenian Link (atteso entro il 2028). “Va riconosciuto che il DPCM, pur senza usare il termine ‘strategica’, apre alla valorizzazione della centrale di Fiume Santo nella programmazione energetica regionale. È un passaggio importante, ma servono atti concreti e una linea chiara sul futuro dello stabilimento e sulle implicazioni occupazionali,” ha commentato la CISL.
CHIMICA VERDE
Il sindacato richiama l’attenzione anche sul progetto di chimica verde a Porto Torres, su cui – nonostante annunci e prime risorse infrastrutturali – non si intravedono ancora piani industriali concreti, né impegni vincolanti da parte degli attori industriali. “Il nord-ovest sardo è strategico, come riconosciuto dallo stesso Assessore Cani. Ma per esserlo davvero, serve che agli annunci seguano investimenti produttivi e nuovi posti di lavoro. Sulle nuove infrastrutture a Porto Torres non possiamo permetterci di restare al palo,” ha sottolineato la CISL.
VERTENZE SULCIS
Resta alta l’allerta sindacale sulle vertenze Portovesme Srl e Sider Alloys, dove proseguono ipotesi parallele e interlocuzioni informali senza esiti concreti. In particolare: Sider Alloys: tra l’attuale proprietà, ancora sostenuta da un pool di banche, e un ipotetico nuovo investitore greco, che però non ha ancora presentato un piano industriale strutturato; Portovesme Srl: si parla di una possibile nuova cordata, ma nessuna certezza sugli interlocutori, né sugli impegni industriali reali. “Serve trasparenza e un confronto vero con il governo. Troppe ipotesi, zero decisioni. È urgente che sia chiaro chi investe, con quali risorse, in quali tempi e con quali ricadute sull’occupazione,” ha affermato il segretario. Su Euroallumina, invece, la CISL riconosce positivamente l’imminente invio del DPCM al Consiglio dei Ministri, ma ribadisce l’urgenza di sbloccare la situazione dei beni congelati e di definire una roadmap certa per la ripartenza dello stabilimento. “Ci sono tutti gli elementi per chiudere il DPCM. Ma senza la riattivazione reale dell’impianto, con il supporto del governo sul piano internazionale, resteremo fermi al palo,” ha spiegato la CISL.
PATTO UNITARIO
La CISL rilancia infine la proposta di un patto unitario tra Regione, sindacati e governo, che dia finalmente stabilità e prospettive a lungo termine al sistema industriale sardo.
“Non possiamo continuare con una gestione disordinata delle crisi. Serve un progetto, serve una direzione, serve responsabilità comune. Il lavoro in Sardegna non può più aspettare”, conclude il segretario Cisl.
Il 3 giugno u.s., la Segreteria Regionale della CISL Sardegna è stata audita presso la Commissione competente del Consiglio Regionale in merito alle tre proposte di legge, attualmente in discussione, sul tema dell’intelligenza artificiale (IA). Durante l’intervento, la CISL ha espresso una posizione costruttiva e orientata a favorire una transizione tecnologica giusta, inclusiva e partecipata, con una forte attenzione agli impatti sull’occupazione, sui diritti e sulla qualità del lavoro.
In sintesi, sono stati presentati i seguenti contributi:
1. Valutazione comparata dei tre progetti di legge:
o PL 081: approccio burocratico, rischi di duplicazione e scarsa partecipazione degli stakeholder.
o PL 075: proposta completa e strategica, ma complessa nella governance.
o PL 016: impianto snello ma povero di strumenti e misure per il tessuto produttivo e formativo.
2. Proposta unificata CISL:
o Integrazione degli elementi migliori dei tre testi con una visione sociale, partecipata e umanocentrica.
o Introduzione di elementi qualificanti:
▪ Partecipazione formale delle parti sociali nella governance dell’IA.
▪ Osservatorio “IA e lavoro” per il monitoraggio dell’impatto occupazionale.
▪ Vincolo del 30% dei fondi alla formazione e alla riqualificazione.
▪ Ruolo attivo di CAF, Patronati e agenzie formative nella transizione digitale.
▪ Codice etico regionale sull’uso dell’IA nella PA.
3. Posizione politica CISL:
o Apertura all’innovazione, ma nel rispetto dei principi di trasparenza, equità, partecipazione e
coesione sociale.
o Richiesta di un confronto continuo nel percorso legislativo e attuativo.