Ripercorriamo il suo intervento importante e autorevole.
“Il Congresso rappresenta una occasione per ritrovarci e per rilanciare insieme una visione del Paese e dei territori che parta, prima di tutto, dal lavoro.
Il mio intervento di oggi si colloca, certo, in un contesto politico. Ma nasce soprattutto dallo spirito che ha animato in questi mesi il cammino congressuale della CISL e della CISL Sarda.
Un cammino vero, partecipato, radicato nei territori, nelle categorie. Un percorso di ascolto e confronto, che ha messo a fuoco i problemi reali delle persone.
E che ci consegna un messaggio chiaro e forte: Il mondo del lavoro e la Sardegna hanno bisogno di scelte coraggiose, concrete, urgenti.
Non possiamo più permetterci il lusso dell’attesa, del rinvio, dell’incertezza”.
Prosegue Ledda “La relazione di Daniela Fumarola è stata poderosa e lucida.
Lo hanno già detto in tanti: un intervento di grande spessore, capace di tenere insieme visione e concretezza, profondità e responsabilità. Un punto di riferimento solido e di prospettiva per il lavoro che ci attende, una relazione che condivido totalmente. Mi soffermo in particolare sul tema del Mezzogiorno come fattore di sviluppo”.
Nell’intervento richiama ancora la Fumarola “Lo ha detto bene Daniela: serve una nuova visione del Mezzogiorno, con un richiamo forte al Piano Mattei come opportunità per riequilibrare sviluppo e responsabilità.E con una ZES (Zona Economica Speciale) che sia vera agenzia per lo sviluppo, non solo cornice normativa, ma leva strategica per attrarre investimenti, creare lavoro, innovare”.
I temi dell’Isola
1. Il primo nodo è il lavoro
“Anche la Sardegna sta attraversando una fase importante sul piano occupazionale, con segnali positivi che vanno riconosciuti.
Ma il dato quantitativo, da solo, non basta. Dobbiamo interrogarci sulla qualità del lavoro che si sta generando: è stabile? È qualificato? È ben retribuito?
La nostra ambizione è chiara: vogliamo lavoro buono, sicuro, dignitoso.
Per raggiungerlo serve una nuova politica industriale, moderna e lungimirante, capace di investire su innovazione, sostenibilità, competenze, e sulle reali vocazioni produttive dei territori.
Solo così potremo costruire occupazione solida e duratura, attrarre investimenti e fare della Sardegna non una periferia, ma un laboratorio di sviluppo e coesione.
Per raggiungere questo obiettivo serve una nuova visione industriale: non nostalgica, ma capace di guardare avanti.Una politica che punti su innovazione, sostenibilità, filiere intelligenti, in grado di creare valore vero.Abbiamo bisogno di attrarre investimenti sani, non assistiti, e di valorizzare fino in fondo le vocazioni produttive dei nostri territori.
Serve anche un forte rilancio delle vertenze industriali del Sulcis e di Porto Torres: Portovesme Srl, Sider Alloys, Eurallumina, Matrica. Non si tratta di rivendicazioni locali, ma di questioni strategiche nazionali. La produzione di ferro, zinco, alluminio e lo sviluppo della chimica verde sono elementi centrali per la transizione ecologica, la coesione territoriale e il lavoro qualificato.
E accanto a questo, una grande opportunità: l’Einstein Telescope, a Lula, nell’interno della Sardegna.
Si tratta di un osservatorio sotterraneo di onde gravitazionali di terza generazione, parte di un grande progetto europeo, che coinvolgerà oltre mille scienziati e mobiliterà circa due miliardi di euro.
Un’infrastruttura scientifica d’avanguardia, che può trasformare la Sardegna in un polo internazionale della fisica fondamentale, generando occupazione qualificata, innovazione tecnologica e crescita sostenibile.
Non è solo scienza: è sviluppo, futuro, speranza per i giovani e per l’intera Sardegna”.
2. Il secondo: la Transizione energetica
La Sardegna è al bivio: può subire il cambiamento oppure governarlo.
Noi vogliamo che la Sardegna sia protagonista della transizione ecologica.
Non solo territorio che “ospita” impianti, ma terra in cui si crea lavoro, innovazione, valore redistribuito.
Serve una strategia coerente che tenga insieme decarbonizzazione, sicurezza energetica e coesione sociale.
Ma nel 2025 la Sardegna è ancora priva del metano, unica regione italiana senza accesso a questa fonte di energia di transizione.
Un ritardo strutturale che genera un differenziale di costo energetico altissimo, che penalizza famiglie, imprese e opportunità.
Colmare questo divario è una priorità assoluta. Una priorità, anch’essa, nazionale.
La transizione non può diventare una nuova forma di disuguaglianza”.
3. Il terzo: le Infrastrutture
“La Sardegna sconta ritardi cronici nelle infrastrutture: mobilità, trasporti, digitalizzazione, reti idriche e sanitarie. La carenza infrastrutturale incide sulla qualità della vita, sulla competitività e sull’inclusione.
L’insularità, riconosciuta finalmente dalla Costituzione italiana come principio di riequilibrio, deve tradursi in azioni concrete.Mi soffermo solo su un punto.
Siamo l’unica regione, ancora oggi, senza una rete ferroviaria moderna; Nuoro è l’unico capoluogo d’Italia non raggiunto dal treno; nessuna merce viaggia su ferro, tutto su gomma. È tempo di cambiare. Come CISL sarda chiediamo si faccia subito uno studio di fattibilità per il raddoppio e la completa connessione ferroviaria.
Solo così potremo velocizzare la rete, renderla moderna e integrata con porti, aeroporti, territori produttivi, comunità”.
Partecipazione e fiducia: un nuovo patto per la Sardegna
“Trasporti, energia, industria, sanità, formazione, lavoro: sono queste le sfide cruciali che vogliamo affrontare con serietà, competenza e spirito costruttivo. La CISL Sardegna è da tempo protagonista di un confronto aperto e leale con la Presidente della Regione, finalizzato a dare vita a un vero Patto per lo Sviluppo e il Lavoro.
Anche in questo ci riconosciamo pienamente nella visione della nostra Segretaria Generale, Daniela Fumarola, che guida una CISL concreta, innovativa, pragmatica, sempre più vicina alle persone. Una CISL che vuole affrontare le nuove disuguaglianze con strumenti nuovi e coraggio.
Accogliamo con convinzione il suo appello ad aprire una nuova stagione di responsabilità condivisa.
Un vero “Patto della responsabilità”, fondato su alleanze forti tra istituzioni, parti sociali e comunità. Solo così potremo costruire un’Italia più giusta, inclusiva e coesa.
In questa prospettiva, l’approvazione della Legge 76 sulla partecipazione segna una svolta storica per le relazioni industriali italiane.
La CISL ha sempre creduto in questa riforma, anche quando altri esitavano.
Ora è tempo di passare dalle parole ai fatti: portare la partecipazione dentro i luoghi di lavoro, nelle imprese, nella contrattazione. Perché partecipazione significa democrazia, corresponsabilità, qualità del lavoro”.
In conclusione: il valore della pace “C’è un valore che attraversa tutto: la pace.
In un mondo lacerato da guerre e tensioni, la CISL riafferma la sua vocazione sociale e umanistica.
L’elezione di Papa Leone XIV, che richiama nel nome la dottrina sociale di Leone XIII, è un segnale forte. Perché, come scriveva nella Rerum Novarum:
“Non c’è pace senza giustizia. E non c’è giustizia dove il lavoro è sfruttato, precarizzato, dimenticato.” Noi, come CISL, ci siamo. Con il peso della nostra storia. Con la forza della nostra autonomia. Con la concretezza delle nostre vertenze. E con la credibilità delle nostre proposte. E la Sardegna non può più accontentarsi di chiedere spazio. Deve rivendicare – con determinazione – il diritto a contare.
Non per privilegio, ma per giustizia. Non per dividersi, ma per contribuire di più e meglio al futuro del nostro Paese. Buon congresso a tutti e viva la Cisl”